Quante informazioni ha il fisco sul nostro conto? Come le ha ottenute e come le utilizza?
Il Grande Fratello Fiscale ormai è una macchina che non si ferma mai ed è alimentata ogni giorno da una enorme quantità di dati e informazioni: risparmi, conti correnti, polizze, finanziamenti, auto di proprietà, immobili, consumi, fatturati, redditi, sono solo alcuni esempi di informazioni che il Fisco raccoglie ogni giorno.
Non di rado siamo noi stessi obbligati a fornire tutte queste informazioni, in virtù di una miriade di comunicazioni e adempimenti dichiarativi introdotti nel corso degli anni a carico di aziende, banche e in generale di tutti gli intermediari economici.
In nome della famigerata lotta all’evasione fiscale tutti i contribuenti sono in questo modo messi a nudo sotto una enorme lente di ingrandimento, con l’obiettivo di far emergere i ricavi “in nero” di aziende e professionisti o di scovare incongruenze fra redditi dichiarati dalle famiglie e consumi/stili di vita dei suoi componenti.
Gli strumenti di elaborazione e controllo nelle mani del Fisco sono estremamente pervasivi, e non di rado le metodologie di acquisizione, utilizzo e trattamento dei dati pongono interrogativi sul rispetto dei più elementari diritti di riservatezza.
I sofisticati metodi di analisi ed elaborazione di queste informazioni permette all’Amministrazione Finanziaria di calcolare indici, anomalie, incongruenze, che riguardano redditi, consumi e risparmi, e di selezionare soggetti, settori economici ed aree che presentano maggior rischio di evasione fiscale.
In tutto questo una buona notizia, almeno in teoria, c’è.
La linea di condotta dell’Amministrazione Finanziaria, almeno nelle dichiarazioni d’intenti, sembra voler abbandonare definitivamente la strada dei controlli di massa, condotti con criteri casuali e (a volte) vessatori, a favore di controlli più efficienti, frutto di una pre-selezione mirata dei contribuenti.
Le nuove frontiere dei controlli fiscali dell’era telematica si basano su tre importanti principi-cardine:
- Analisi costi-benefici, in virtù del quale saranno oggetto di accertamenti fiscali i contribuenti che, a parità di indizi di irregolarità e incongruenza presentano anche grandi cifre di evasione, nonché patrimoni sostanziosi e aggredibili;
- Principio di equità, che impone al Fisco di operare delle distinzioni tra evasori “abituali”, “rilevanti” o addirittura “totali” con i contribuenti che presentano difficoltà economiche congiunturali e/o irregolarità perlopiù formali;
- Principio di proficuità dell’ azione amministrativa, secondo cui il Fisco dovrà verificare e monitorare costantemente la solvibilità del contribuente durante i controlli, per evitare che lo stesso compia atti dispositivi dei propri beni, rendendo vano il tentativo di recuperare gettito.
Non più un Fisco intento a rastrellare piccole somme a piccoli evasori ma un contrasto più deciso alle grandi sacche di evasione e in generale, alle diverse forme di illegalità economico-finanziaria, (frodi, riciclaggio, trasferimento di grandi patrimoni, de-localizzazione di società in paradisi fiscali, infiltrazioni della criminalità ecc.).
Dott. Fabio Mancini