La fattoria della ‘Signora Ava’ e lo strano caso delle 50 pecore donate

di Equipe Kairos · 6 Marzo 2021

Erano alla fine della scesa ed ora vedevano tra i salici della sponda il fiume che, gonfio delle recenti piogge, correva veloce sui sassi del letto.

L’acqua in sensibile pendio scendeva a valle con coroncine di spuma e con qualche fuscello o frasca raccolti più a monte, che si mettevano a fare un mulinello che lo scroscio sonoro dell’onda accompagnava.’

Saranno immagini come queste, narrate da Francesco Jovine, l’autore guardiese del romanzo “Signora Ava”, ad indicare i luoghi, lo story-telling, le funzioni terapeutiche e riabilitative, i percorsi formativi e riparativi di una Fattoria sociale-Laboratorio di benessere che nel progetto di Nicola Malorni, Desirèe Mancinone e Giuliana Conticelli, èquipe psicologica della Kairos Cooperativa sociale onlus di Termoli, e  di Gianluca Ricci, presidente dell’Associazione sportiva equestre ASED Sport Molise, sorgerà proprio a Guardialfiera portando il nome dell’omonimo romanzo.

Ricavata dal recupero di un antico casale situato in un’area boschiva a pochi chilometri dal paese natìo dello scrittore novecentesco, su un pendio che degrada verso il Lago di Guardialfiera, invita ad attraversare gli stessi sentieri percorsi a cavallo dal giovanissimo Francesco che, dall’antico paese di “gnora Ava”, era costretto spesso a spostarsi per raggiungere Larino o Termoli, per gli studi e per gli affari di casa.

Il motto della Cooperativa Kairos – “Ci appassionano i grandi progetti ed è per questo che costruiamo belle squadre” – sembra declinarsi in un’attitudine a “fare squadra”, appunto, a superare i campanilismi e gli individualismi, a puntare su partenariati che valorizzano l’integrazione di competenze e sensibilità, puntando ad una gestione integrata di servizi di comunità e allo sviluppo del territorio, inteso come laboratorio di esperienze terapeutiche, assistenziali e formative.

Non vi può essere cura e assistenza senza territorio e senza integrazione comunitaria e – afferma il presidente Malorni – “la stessa psicologia, affinché possa compiere pienamente il suo mandato sociale, deve vivere il territorio e fecondare i “saperi”, le tradizioni, le culture locali, i comparti produttivi, i vari ambiti culturali”.

Dopo il progetto ASPEm, condiviso con la cooperativa sociale Be Free di Roma, e dopo la recente intesa con Cittadinanzattiva Molise volta al recupero di uliveti abbandonati mediante il coinvolgimento di categorie fragili in interventi di olivicoltura, fino alla progettazione insieme a “Il Giardino Segreto” e ad un ampio partenariato interregionale di servizi di supporto a minori orfani di femminicidio, Kairos è stata contattata da un allevatore laziale, che ha chiesto di restare anonimo, il quale ha voluto donare alla cooperativa sociale termolese un gregge di 50 pecore sarde.

Autoctona della Sardegna, la pecora sarda è presente anche in alcune regioni della penisola italiana, principalmente Toscana, Lazio, Umbria, Marche ed Emilia Romagna, diffusasi nel territorio italiano soprattutto intorno agli anni ’60 grazie all’emigrazione di pastori sardi in aree rurali abbandonate dell’Italia centrale.  L’attitudine produttiva è soprattutto quella da latte ed è proprio su questo che la Kairos ha deciso di puntare: con la collaborazione di allevatori e caseifici locali, promuoverà la produzione di formaggi al fine di favorire non solo l’inserimento socio-lavorativo di persone fragili, ma anche il benessere di cittadini comuni con l’avvio della Fattoria sociale “Signora Ava” che sarà inaugurata prima della prossima estate.

Ad ispirare questo nuovo progetto di sviluppo territoriale è la concezione dell’essere umano come sistema complesso, parte integrante di un eco-sistema, la cui condizione di salute è legata all’integrazione di psiche-corpo-ambiente. Negli ultimi duecento anni l’essere umano ha subito un’accelerazione evolutiva, anche legata a importanti conquiste neuro-evolutive, declinatesi soprattutto in straordinarie scoperte scientifiche e innovazioni tecnologiche che, tuttavia, hanno creato condizioni sociali per cui l’essere umano ha velocemente e fortemente ridimensionato il suo “spazio nella natura”, dimensione esperienziale che aveva contribuito a caratterizzare il  funzionamento biologico, psicologico e sociale e il suo stato di salute per centinaia di migliaia di anni. Psicologia, Medicina, Scienze naturali, sociali, economiche e politiche dovrebbero sinergicamente cooperare affinché il patrimonio evolutivo dell’umanità venga rivalorizzato. E l’agricoltura sociale può essere una via maestra per la promozione di laboratori capaci di promuovere benessere di esseri umani e territori.

Negli stessi anni in cui Jovine scriveva romanzi come “Signora Ava” e “le Terre del Sacramento”, entrambi dedicati alla complessa condizione contadina nel periodo posto tra il regime borbonico e la guerra garibaldina, nonché al contradditorio rapporto del potere dell’Uomo con la Natura benevola che gli stessi contadini erano stati in grado da secoli di preservare, anche Maria Montessori intuiva  il legame speciale che esiste tra Essere umano e Natura, cogliendone le immense potenzialità educative. La pedagogista e neuropsichiatra infantile aveva concretizzato e integrato questo legame nelle sue prime Case dei Bambini, sviluppandolo sistematicamente ed organicamente fino al percorso educativo adolescenziale. Nel suo primo libro “Il metodo della pedagogia scientifica applicato nelle Case dei Bambini”, pubblicato nel 1909, ha dedicato un intero capitolo a “La natura nell’educazione”, considerandola uno degli elementi più importanti della sua metodologia di promozione dello sviluppo umano.

Ed è anche al modello di sviluppo promosso da Maria Montessori, molto vicino anche all’approccio analitico junghiano alla cura del bambino e dell’adolescente, che la Kairos insieme ad ASED Sport Molise ha deciso di ispirarsi nella gestione della Fattoria sociale “Signora Ava”.

Una particolare attenzione sarà dedicata ai bambini e alle famiglie che nel nostro tempo e nell’ambiente civile della nostra società, vivono ormai molto lontani dalla Natura ed hanno poche occasioni di entrare in intimo contatto con essa o di averne diretta esperienza.

Kairos ed ASED Sport Molise intendono sostenere invece iniziative in grado di offrire ai bambini e alle famiglie la possibilità non soltanto di conoscerla, studiandola o ammirandola, ma anche di viverla direttamente attraverso una fattoria didattica, un orto botanico e interventi assistiti con animali tra i quali cavalli, pecore, animali da cortile in genere, e attraverso percorsi per aree boschive, uliveti e in riva al lago.

A partire da queste considerazioni, le due realtà del Terzo settore molisano lanciano al territorio, alle famiglie, alle istituzioni e al mondo della Scuola, un messaggio che è anche una proposta di rilancio di un nuovo rapporto col territorio, mai sentito più auspicabile come in epoca Covid: non è sufficiente introdurre laboratori di educazione fisica o di sana alimentazione, né solo viaggi d’istruzione sporadici in siti naturalistici di cui il Paese Italia è pure disseminato, piuttosto sarà importante – per usare le parole della Montessori – “liberare possibilmente il fanciullo dai legami che lo isolano nella vita artificiale creata dalla convivenza cittadina”.

Tutti” – afferma Malorni –  “ci siamo resi volontariamente prigionieri delle nuove tecnologie, una prigione resa ancora più manifesta fino a risultare insopportabile dalle restrizioni pandemiche, con cui abbiamo illuso noi stessi e i nostri giovani di poterla finanche amare questa prigione. Abbiamo gradualmente distanziato la Natura, già prima che il Covid ci costringesse all’isolamento totale, trasformandola in pochi fiori in un vaso sul terrazzo di casa, in una coppia di pappagalli in una gabbia, fino agli animali di cui ci cibiamo, anch’essi impacchettati in scatolette di plastica come la nostra anima prigioniera della modernità. E intanto il corpo, con le allergie sempre più diffuse dei nostri figli, con l’obesità e le malattie metaboliche, sempre più frequenti anche nell’infanzia, arriva a segnalarci, con sempre maggiore frequenza, una pericolosa deriva della coscienza nell’umano, che appare ormai eccessivamente differenziata dalla Natura

“Sentire” la Natura, “muoversi” in essa, annusarla, toccarla, gustarla, viverla, sono gesti e comportamenti arcaici che hanno accompagnato l’evoluzione dell’umano per migliaia di anni con ricadute benefiche sul sistema mente-corpo, sullo spirito, sulle relazioni, arricchendo così le percezioni, l’apprendimento, la simbolizzazione, la cultura, l’etica.

Attraverso attività che ‘Signora Ava’ promette al territorio” – aggiunge Malorni –“non daremo ai giovani e alle famiglie delle lezioni, né avvieremo dei percorsi formativi, ma tenteremo di prenderci cura, tutti assieme (uomini e donne, animali, ambiente) delle ferite inconsce, delle malattie spirituali che già troviamo purtroppo nei nostri figli, nati orfani di Natura e prigionieri di ambienti artificiali”.

Signora Ava renderà attraverso le sue 50 pecore sarde, i cavalli e gli altri animali da cortile, attraverso i sentieri di Don Matteo, e l’orto botanico di Donna Antonietta, i bambini e gli adolescenti, che sono i più grandi osservatori spontanei della Natura, insieme a tutti gli ospiti che vorranno visitare le “terre di ‘gnora Ava”, protagonisti attivi di un rinnovamento culturale che muove dalle cure premurose verso gli altri esseri viventi, dalla soddisfazione di uno degli istinti più vivi dell’anima infantile, da atti di creazione che nell’umile terra trovano un “punto di ri-nascita”, promettendo riparazione ed empowerment.

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